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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
UNA INGIUSTA IMPICCAGIONE 
 
La prima donna condannata per impiccagione dal governo americano si chiamava Mary Surratt (1820/23 – 1865). Era stata accusata di complotto nell'assassinio del presidente statunitense Abraham Lincoln, ma oggi possiamo parlare di una persona semplicemente travolta dai terribili eventi storici dei suoi tempi. Quando scoppiò la Guerra civile americana nel 1861, suo figlio John Surratt (1844- 1916), si arruolò tra i confederati, precisamente nei servizi segreti, quindi con compiti tali che se scoperto sarebbe stato ucciso immediatamente. E' normale che una madre voglia proteggere un figlio ancora giovanissimo e lei essendo proprietaria di una pensione, lo ospitò senza cacciare i suoi amici per non danneggiarlo. Fu per questo motivo che venne denunciata, tuttavia solo la furia del momento poté farla salire sul patibolo. Suo figlio John infatti fuggito in Canada alla fine della guerra e catturato due anni dopo mentre si trovava ad Alessandria d'Egitto, venne processato e assolto per mancanza di prove. Si può dedurre perciò che se di prove non ce ne erano per lui, neanche potevano esserci per la madre. Mary avrà voluto di certo per il figlio una vita normale e in questo fu dal cielo accontentata perché John poi si sposò ed ebbe 7 figli con anche un lavoro per mantenere la famiglia. Finita la furia del dopoguerra con le rabbie da una parte e dall'altra, anche la giuria preferì essere clemente. In fondo i cospiratori partecipanti al complotto organizzato da John Wilker Booth, assassino del presidente, erano già stati tutti condannati a morte nel 1865 alla fine della guerra assieme a Mary e così gli animi più calmi poterono iniziare il lento cammino verso la vera unione tra il nord e il sud degli stati americani. 
 
(FAGR 30-04-2022)