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UNO SCULTORE BANDITO PER FURTO 
 
Agostino di Duccio (1418-1481), apprezzato scultore fiorentino che lavorò con gli scultori Donatello e Michelozzo al pulpito del Duomo di Prato nel 1441, giovanissimo venne accusato di furto di materiali preziosi e bandito da Firenze. Egli fece comunque una brillante carriera e la sua città natale in seguito lo avrebbe rivoluto a casa, ma lui a differenza dello scultore Benvenuto Cellini (quando veniva perdonato tornava sempre), non volle più farvi ritorno. 
Agostino eseguì nel duomo di Modena l'altare di San Geminiano, un capolavoro in cui predomina nel suo stile l'influenza di Michelozzo, nonostante egli fu un allievo di Donatello; da quest'ultimo lui assimilerà solo la tecnica scultorea dello “Stiacciato”, ispirata alla scultura greca antica. A Venezia dove studiò le sculture tardo-gotiche, egli incontrerà il medaglista e miniatore Matteo de' Pasti, il quale lo chiamò a decorare l'interno del Tempio Maletestiano a Rimini. Ebbe qui grande successo e dopo lavorò parecchio in Romagna e a Perugia dove morì. Accettò anche delle commissioni fiorentine ed è famosa la “Madonna d'Auvillers” (ora conservata al Louvre), fatta per Piero de' Medici, detto il Gottoso, ma se Firenze quando divenne famoso lo perdonò, lui invece non perdonerà mai d'essere stato accusato di furto e preferirà sempre non tornare più a vivere nella sua città natale.  
 
(FAGR 19-03-2021)