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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
IL PADRE DELLA LINGUA NAZIONALE FINLANDESE 
 
Com'è noto il padre della lingua italiana è Dante, meno noto risulta invece il padre della lingua finlandese, Aleksis Kivi (1834- 1872). Il suo capolavoro letterario intitolato “Sette fratelli”, segnò la fine di un'epoca dominata da scrittori di lingua svedese (la Finlandia fu territorio svedese fino al 1809  e la lingua finlandese  veniva considerata alla stregua di un dialetto).  
Kivi scrisse il suo primo e ultimo romanzo in finlandese e “Sette fratelli”, pubblicato nel 1870, venne tradotto in oltre 30 lingue (in Italia arrivò nel 1940). Ciononostante la vita di questo talento letterario fu difficile. Nato povero, studiò con grandi sacrifici e sarà grazie ad una donna più anziana di lui, Charlotta Lonnqvist (con cui si pensa ebbe una relazione), che poté scrivere il suo capolavoro, in quanto gli regalò la tranquillità economica.  
Il suo famoso racconto parla di sette fratelli parecchio litigiosi, i quali si allontanarono dal loro villaggio offesi dall'essere ritenuti non adatti a sposarsi con nessuna donna; alla fine vi faranno ritorno e diventeranno dei mariti modello, ma il tutto verrà descritto alla maniera romantica senza nessun tipo di moralismo. Scritto in dieci anni, la narrazione in questo libro è altamente realistica e perciò Kivi sarà criticato aspramente dai circoli letterari del tempo. Egli fu accusato di dare una immagine poco lusinghiera dei finlandesi e attaccato senza pietà dai contemporanei finché visse. Le critiche feroci attribuitogli fecero in modo che cercasse conforto nell'alcol e che cadesse in una profonda depressione da cui non si riprese più.  
 
(FAGR 23-11-2020)