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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
I PARABOLANTI CONTRO IPAZIA, LA PRIMA DONNA MARTIRE DELLA LIBERTA' DI PENSIERO 
 
Ipazia (360 d. C. ca. -  415 d. C. ), la scienziata più famosa dei suoi tempi nata e morta ad Alessandria d'Egitto, viene considerata la prima donna martire della libertà di pensiero. Come Socrate, il primo martire della libertà di pensiero, ebbe molti allievi e personalità importanti ad elogiarla, ma anche molti nemici. Lei rifiutò il Cristianesimo proprio nel periodo in cui infuriavano le persecuzioni contro i pagani, ma non si fece mai influenzare da nessuno. Figlia del famoso Teone di Alessandria, il quale insegnava matematica e astronomia ad Alessandria d'Egitto, risulta una sua alunna e poi collaboratrice del padre, fino a riuscire (a detta di tutti), a superarlo in bravura. Purtroppo tutta la sua opera è stata distrutta e quanto ha fatto, viene descritto da altri scrittori. 
Il suo allievo Sinesio ad esempio, scrisse che costruì un astrolabio per calcolare la posizione dei corpi celesti basandosi sulle lezioni della sua cara maestra e che su sua richiesta, gli fece anche un idroscopio (tubo cilindrico a forma di flauto) per misurare il peso dei liquidi. Ipazia era giunta ad una cultura tale da superare tutti gli studiosi del suo tempo e questo diede fastidio a molti. Iniziarono a chiamarla strega e ad accusarla di complottare con il diavolo; ciò in un tempo in cui si riteneva la cultura un potere politico, innescò una catena di eventi che alla fine la travolse.  
Sembra che si fosse recata a far visita al prefetto Oreste mentre costui era in conflitto con il Vescovo Cirillo, ciò bastò per mettere in giro la voce che fosse lei ad impedire la pace tra i due, istigando e magari facendo dei riti malefici. Le rabbie dei cristiani, si dice guidate da un gruppo di monaci detti parabolanti, misero in moto un tumulto che non si calmò finché la povera Ipazia non venne assassinata brutalmente. Che fu ingiustamente calunniata dopo lo scrissero anche gli storici cristiani, ma la corte imperiale di Teodosio preferì non renderle mai giustizia.  
Dal periodo dell'Illuminismo in poi a questa scienziata venne però reso l'onore che meritava, infatti le furono dedicati romanzi, poesie, quadri, opere teatrali e nel XX secolo anche  dei film.  
(FAGR 22-3-20)