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RIVISTA DELLA FAGR-Editore
UN MITO AMATISSIMO IN SCULTURA 
 
Tra i miti più rappresentati dalla scultura greca romana vi è Ermafrodito, il simbolo per eccellenza di androginia e di effeminatezza. Escludendo il periodo del Medioevo, esso fu omaggiato più volte dagli scultori che da sempre lo hanno immortalato come una bellissima donna dai genitali maschili.  
Figlio di Ermes (messaggero degli dèi) e Afrodite (dea dell'amore), egli era bellissimo. La statua più famosa a lui dedicata è quella oggi al Louvre, chiamata l'”Ermafrodito dormiente”, ritrovata nel Cinquecento ed acquistata dal cardinale Scipione Borghese, il quale gli riservò una intera sala della sua villa decorata interamente con le storie di questo mito; si tratta di un capolavoro stilistico del classicismo greco con il corpo di grandezza naturale e addormentato su un materasso aggiunto nel 1620 dallo scultore Gian Lorenzo Bernini.  
L'Ermafroditismo, culto legato alla fertilità nell'antichità (rappresentava l'unione della donna con l'uomo), fu largamente apprezzato nel tempo ed è sopravvissuto fino ai nostri giorni grazie al Rinascimento che ha rispolverato la cultura greca-romana per adattarla al Cristianesimo poi però non si è fermato a salvare dall'oblio solo quanto poteva piacere ai pontefici.  
Già, perché Ermafrodito non è certo un mito adatto a pubblicizzare dei governi cattolici, ma solamente dei gusti personali. 
 
(FAGR 11-10-17)
 
 
 
 
 
 
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